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Pregrafismi alternativi

Come approcciarsi alla scrittura in modo originale

Quando i/le bambini/e si avvicinano all’età della scuola primaria, come adulti, sentiamo spesso l’esigenza di domandarci (e a volte chiedere anche alle insegnanti) se siano realmente “pronti” ad affrontare questo nuovo momento della loro vita. Nasciamo genitori e veniamo letteralmente sommersi di informazioni che paiono sempre tutte utili, alle quali il nostro cervello non dovrebbe rinunciare perché sono realmente quelle che ci permetteranno di fare un buon lavoro. Siamo genitori, educatori, primi individui dediti alla cura dei nostri figli ma, questo ancora non basta, ci sentiamo in dovere di preoccuparci dei traguardi dello sviluppo, rimanere al passo con i loro interessi e soprattutto prepararli alla vita!

Ogni fascia d’età ci permette di attraversare difficoltà più o meno semplici ma è chiaro che, mentre le viviamo, tutto può apparire anche “troppo”. Desideriamo per i/le nostri/e bambini/e il meglio e spesso questa parte migliore emerge dalle competenze. Prima il bambino o la bambina raggiunge traguardi, prima ci sentiremo fieri e orgogliosi di lui o lei, prima avremo la tranquillità di aver svolto un buon lavoro educativo. Siamo tutti figli del nostro tempo che è certamente un momento storico frenetico che rincorre il risultato senza guardare nel profondo il processo. 

Saper leggere e scrivere sono obiettivi di apprendimento che il ministero della pubblica istruzione individua nel primo anno della scuola primaria ma questo non significa che ci siano bambini/e già interessati/e a lettura e scrittura ancora prima di approdare alla scuola elementare o altrimenti altri/e fanciulli/e che non hanno piacere ad avvicinarsi a queste attività, magari anche per effettiva fatica. “Ognuno ha il suo tempo” può sembrare una frase fatta ma in realtà è qualcosa di assolutamente vero: ogni individuo sviluppa i propri talenti in modo del tutto personale e per l’adulto deve essere prioritario non sostituirsi al/alla bambino/a come se fosse una sorta di “prolungamento” della propria personalità. 

Chi è realmente nostro figlio o nostra figlia è lui o lei a dirlo e mostrarlo. L’adulto deve saper osservare per poter offrire le giuste proposte, in linea con interessi e competenze già apprese. Rispettiamo il tempo di sviluppo personale e dimentichiamoci di dover rincorrere obiettivi scolastici perché i/le bambini/e “devono” essere “pronti/e” alla scuola primaria.

Le attività di pregrafismo, intese unicamente come esercizi di scrittura, da semplici tratti alle vere e proprie lettere, non è sempre detto che facilitino il processo di apprendimento del linguaggio grafico, addirittura a volte può capitare che allontanino l’interesse del bambino o della bambina; questo perché lo scopo del lavoro stesso potrebbe non rispondere ai bisogni specifici di quel momento. Non allarmiamoci se alcuni coetanei del nostro bambino o bambina sanno fare “più” cose, piuttosto iniziamo a pensare che ognuno sa fare cose diverse e che necessariamente chi ha approfondito alcuni aspetti ne avrà tralasciati altri: 

“mia figlia ha un forte interesse per la scrittura da quando ha quattro anni e mezzo ma, ad oggi, è ancora impacciata nei movimenti grosso-motori”. 

Per altri sarà il contrario. Quante cose deve imparare una persona nei primi anni di vita? Tantissime! E non può acquisirle tutte contemporaneamente!

Saper osservare cosa piace o cosa non piace ci permette di conoscere a fondo i/le nostri/e figli/e evitando per loro sentimenti frustranti e giudizi gratuiti assolutamente deleteri.

Dimentichiamo frasi come “non sai scrivere nemmeno il tuo nome”, “chissà cosa penseranno le maestre della nuova scuola!”

Mettiamo il focus sulle abilità motorie che rappresentano uno strumento di lavoro sui prerequisiti della scrittura proprio perché permettono un grosso allenamento di articolazioni e muscoli della mano.

Quello che innanzitutto dobbiamo considerare è che la scrittura è prima ancora che un’attività cognitiva un compito motorio per la mano che richiede coordinazione (oculo-manuale) e controllo del movimento stesso con una particolare attenzione all’impugnatura della matita o penna. 

Le competenze che fungono da prerequisiti sono davvero tante e spaziano dagli aspetti più generali come equilibrio, controllo posturale e lateralizzazione (distinzione tra destra e sinistra e il prevalere di una preferenza nello svolgimento delle attività manuali) a quelli più specifici come la coordinazione dinamica dell’arto superiore, la motricità fine, l’orientamento, l’organizzazione spazio-temporale e la percezione visiva etc.

Non è in questa sede che ci concentreremo sulla descrizione della parte più tecnica, rimaniamo sul piano di ciò che può competere noi genitori e quindi cosa possiamo fare per supportare lo sviluppo della scrittura, senza insistere sulla riproduzione di particolari segni grafici.

Partiamo dalla considerazione che l’acquisizione della scrittura è un vero e proprio processo che il corpo umano attraversa nel corso di anni e parte in primo luogo dal movimento e dalla percezione corporea generale. In questo senso piccoli percorsi motori, anche casalinghi, sono ideali già a partire dai due anni. Altre idee semplici sono, ad esempio:

  • Giocare con la palla che deve essere afferrata dopo un rimbalzo;
  • Saltare alternando piedi uniti e divaricati, camminare imitando il passo di alcuni animali;
  • Rotolare o camminare a velocità alternata;
  • Compiere movimenti solo con una parte del corpo e lasciare immobile il resto;
  • Muoversi molto velocemente e fermarsi al segnale prestabilito.

Accanto alla sperimentazione del corpo possiamo potenziare le capacità manuali, infatti dai due anni circa c’è una chiara progressione del gesto grafico e della coordinazione oculo manuale: se prima l’occhio seguiva la mano che scarabocchiava o compiva un qualunque movimento, piano piano, le capacità si modificano e l’occhio impara a guidare la mano stessa verso un preciso scopo. 

Di seguito alcune idee per garantire un valido supporto al processo globale di acquisizione della scrittura:

Travasi

Si parte da travasi solidi, in cui chiediamo al bambino o alla bambina di spostare da un recipiente all’altro farina gialla, fagioli secchi, bottoni, tappi etc. Possono farlo semplicemente rovesciando il contenuto, oppure attraverso utensili come un piccolo cucchiaio o una pinza (a partire dai 3 anni circa). I travasi più semplici si possono proporre già intorno ai 18 mesi ma sono attività che catturano l’attenzione anche di bimbi/e della fascia 3-6 anni. Quando il bambino o la bambina si mostra sicuro/a nei movimenti, possiamo proporre anche travasi liquidi aumentando il grado di difficoltà dell’esercizio: utilizziamo strumenti nuovi come la siringa, la pipetta ma anche uno spremiaglio con una spugna per spostare l’acqua da un contenitore all’altro. 

Quello che dobbiamo sempre tenere presente è l’idea di mostrare lentamente i movimenti necessari a portare a termine il compito: più che tante parole, il/la bambino/a si fermerà ad osservare cosa facciamo e come muoviamo le mani. L’apprendimento avviene per imitazione e l’affinamento dei movimenti attraverso la ripetizione dell’esercizio. 

Manipolazione

Questa è una pratica molto utile ai muscoli della mano e all’articolazione del polso perché permette, senza che il/la bambino/a se ne accorga, un allenamento intensivo della fluidità dei movimenti. Esistono tantissime paste modellabili in commercio, certamente i materiali più naturali come la creta o l’argilla sono maggiormente consigliati, non solo per l’ottima consistenza ma anche per la possibilità che offrono di creare un piccolo progetto che rimane nel tempo.

La pasta sale può essere un buon compromesso, assolutamente facile da produrre in casa: 

2 bicchieri di farina,1 bicchiere di sale e 1 bicchiere di acqua; mischiare tutti gli ingredienti prima con un mestolo, poi con le mani. Questo impasto secca all’aria ed è totalmente commestibile.

Un’altra idea homemade è la sabbia cinetica (o sabbia magica) commestibile (che è una caratteristica perfetta per far giocare fratelli di età diverse). Mischiare tra di loro i seguenti ingredienti: 300 gr farina di ceci o semolino, 300 gr amido di mais, 100 ml olio di mais. A piacere potete aggiungere colorante alimentare. Otterrete un composto che si compatta tenendolo premuto tra le mani o posizionandolo in una formina ma con molta facilità si sgretola e ritorna pronto per un nuovo gioco.

Piccoli compiti casalinghi

Apparecchiare, pulire il pavimento, spolverare, fare il letto, sgranare una pannocchia, pulire i vetri (e potremmo continuare con una lunga lista) sono tutti “lavori” che i/le bambini/e della scuola dell’infanzia possono tranquillamente portare a termine allenando sia la propria responsabilità verso aspetti di vita quotidiana, sia la coordinazione oculo manuale, la concentrazione e l’attenzione, nonché la cura verso un particolare compito… insomma un mix vincente!

Infilare o sfilare, allacciare, chiudere o aprire serrature di vario tipo, avvitare e svitare. Lasciamoci trasportare dalla nostra creatività per realizzare piccole proposte manuali che intensifichino l’allenamento e allo stesso tempo regalino piccole, grandi soddisfazioni ai/alle nostri/e bambini/e!

Quando il/la bambino/a mostrerà interesse verso il linguaggio grafico, potremo introdurre strumenti di scrittura adeguati alla sua età: pastelli a cera con impugnatura ergonomica, gessi, pennelli ergonomici, matite colorate a base triangolare che facilitino una corretta presa. Lasciamo sperimentare e intromettiamoci il meno possibile con commenti, giudizi o correzioni. 

Il principio base è sempre legato all’unicità di ognuno di noi, l’adulto rimane un attento osservatore e facilitatore del processo, senza mai sostituirsi al fare del bambino o della bambina.

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