Come proporla ai/lle bambini/e anche a casa
Quando sentiamo il termine “educazione sessuale” la prima cosa che probabilmente ci balena in mente è tutto ciò che riguarda strettamente le parti intime di un corpo umano o che gravita attorno ad un vero e proprio rapporto sessuale.
In realtà questa è solo una piccola parte di ciò che concerne realmente l’educazione sessuale perché stiamo parlando di educazione, non di informazione.
Educare è una responsabilità importante perché ha il potere di plasmare chi abbiamo di fronte e per questo non possiamo farlo solo in parte o solo negli ambiti in cui ci sentiamo nella nostra zona di comfort. Come genitori dovremmo chiederci a chi vogliamo lasciare la responsabilità di questa fetta di educazione che diventerà parte degli uomini e delle donne che stiamo crescendo: alla TV, alle canzoni, ai social, alle riviste, agli amici o vogliamo che questa resti una nostra responsabilità?
Spesso non ce ne rendiamo conto ma, così come noi adulti, anche i/le nostri/e bambini/e sono costantemente bombardati/e da continui richiami e messaggi sessuali: linguaggi ammiccanti in TV e alla radio, immagini allusive su cartelloni pubblicitari e contenuti condivisi senza filtri sui social e online.
I/le bambini/e sono sempre più precocemente catapultati in un mondo fortemente sessualizzato senza però avere gli strumenti adatti per poter comprendere quel tipo di informazioni.
La confusione sull’argomento e la creazione di schemi mentali errati inoltre potrebbe influenzare la percezione del proprio corpo e di quello altrui, le prime scoperte ed esperienze sessuali, il rispetto dell’intimità e potrebbe portare ad una conoscenza erronea di come funziona fisiologicamente il nostro corpo.
Non possiamo davvero sapere come tutte queste informazioni verranno processate dai/dalle bambini/e e quale effetto questo avrà sul loro futuro. Allo stesso modo non possiamo chiuderli/e in una bolla affinché tutte queste sollecitazioni non arrivino loro.
C’è però una cosa che possiamo certamente fare e che probabilmente farà la differenza nella loro vita: accompagnarli/e in questo cammino di educazione dando loro i giusti strumenti interpretativi perché possano sviluppare una sessualità sana, che non si rispecchi nel perpetuare i soliti tabù. Perché sono proprio questi che minano l’onestà e la chiarezza che come genitori dobbiamo sempre perseguire nel dialogo con i nostri figli e figlie.
Come faccio a capire quando è il momento giusto per iniziare a parlare di educazione sessuale?
Se siamo convinti che anche la sfera sessuale abbia la necessità di rientrare nel cammino educativo allora la risposta è una sola e ce la dà proprio Maria Montessori: “segui il bambino”. Montessori era convinta che i bambini e le bambine non fossero un vaso da riempire secondo il tempo dell’adulto e con le informazioni che questo decide a suo piacimento. Ma è l’adulto che, mettendosi in osservazione e ascolto del/la bambino/a, deve comprendere i momenti esatti in cui è utile il suo intervento.
I/Le bambini/e sono estremamente curiosi/e, vogliono capire come funziona il mondo attorno a loro, e il momento giusto per affrontare certi temi a volte può essere racchiuso in domande che ci pongono e che potrebbero essere simili a questa: “Come sono nato io?”.
A questo punto tutto dipenderà da noi genitori e da come saremo predisposti al dialogo.
Lo sforzo che dobbiamo iniziare a fare è di smettere di interpretare questa domanda come se riguardasse solo un tecnicismo sessuale, perché invece in questo quesito si racchiude tutta l’esistenza dell’essere umano.
I bambini e le bambine sono interessati alle loro origini non al sesso fisicamente inteso, perché non sanno ancora che cos’è quando iniziano a porci le prime domande; siamo noi adulti ad interpretarle diversamente perché il concetto di sesso è presente nella nostra mente dal momento che ne abbiamo già fatto esperienza.
Montessori inoltre al Congresso Nazionale delle donne italiane che si svolse a Roma tenne un intervento dal titolo “La morale sessuale nell’educazione”, esprimendo la necessità che quest’ultima dovesse essere impartita anche nelle scuole. Era il 1908.
Perché sarebbe importante proporre l’educazione sessuale a casa e a scuola?
L’Italia è rimasto uno dei pochi paesi in Europa insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania a non prevedere l’insegnamento dell’educazione sessuale come materia scolastica obbligatoria. La Svezia iniziò già nel lontano 1955, l’Olanda emanò i primi programmi negli anni ’60 e a seguire Danimarca, Finlandia e Austria nel 1970, nel 1955 la Germania. Ma anche i nostri vicini francesi l’hanno introdotta nel 1998.
Nel 2018 l’agenzia delle Nazioni Unite pubblicò una versione aggiornata dell’ “International technical guidance on sexuality education”, un documento, curato dall’UNESCO e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), indirizzato a tutte le autorità scolastiche e sanitarie dei paesi europei per sollecitare l’insegnamento dell’educazione sessuale a scuola, specificandone l’importanza:
“L’educazione sessuale fa parte dell’educazione più generale e influenza lo sviluppo della personalità del bambino. La natura preventiva dell’educazione sessuale non solo contribuisce a evitare possibili conseguenze negative legate alla sessualità, ma può anche migliorare la qualità della vita, la salute e il benessere, contribuendo, così, a promuovere la salute generale”.
Il documento specifica anche come gli argomenti trattati dovrebbero essere olistici e quindi non limitati solo agli aspetti fisici, fisiologici e biologici della riproduzione, ma anche agli aspetti etici, morali ed emotivi (emozioni, relazioni, rispetto dell'altro), fornendo informazioni imparziali e scientificamente corrette.
Un approccio all’educazione affettiva e sessuale di questo tipo, non esclusivamente concentrato solo sui rischi potenziali come gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili, fornisce ai /lle bambini/e e ai/lle ragazzi/e gli strumenti giusti per fare delle scelte consapevoli, sulla base di informazioni corrette per poter vivere la sessualità e le relazioni in modo sereno e appagante.
Cosa dice la ricerca sull’utilità di educare alla sessualità e all’affettività?
Oltre alla questione dei tabù e all’imbarazzo, una delle resistenze ancora molto presente all’educare i/le bambini/e alla sessualità è legata alla convinzione che discutere di sessualità induca poi i/le ragazzi/e ad avvicinarsi ai primi approcci sessuali più precocemente. In realtà è esattamente l’opposto!
Uno studio delle Nazioni Unite mostra come la conoscenza di temi legati alla sessualità ritardi l’età del primo rapporto.
In un documento del 2016 dell’OMS emerge chiaramente come il trattare la tematica della sessualità in maniera adeguata rispetto all’età riduca nel lungo periodo anche l’incidenza di gravidanze precoci, aborti e infezioni sessualmente trasmissibili e, cosa non meno importante, anche di episodi di abusi e di discriminazioni legate all’orientamento sessuale.
Purtroppo la famiglia è ancora un luogo in cui difficilmente possono entrare temi di questo tipo.
Laddove l’educazione sessuale è assente e approssimativa il primo posto in cui i futuri adolescenti andranno a cercare risposte o magari aiuto non sarà la famiglia, dove avranno vissuto il tabù e l’imbarazzo della sessualità, ma sarà la rete, come confermano i risultati dell’ultima indagine nazionale sulla salute sessuale e riproduttività degli adolescenti pubblicata nel 2019 dal Ministero della Salute.
Per questo in un’epoca “liquida” come questa come genitori dovremmo arrivare ad una svolta.
A casa, da dove iniziare?
Sicuramente il primo passo da fare è cambiare la nostra mentalità e comprendere che l’educazione sessuale non corrisponde al fornire dei tecnicismi sessuali, ma piuttosto nell’avere conversazioni aperte e oneste sull'amore e sulle relazioni.
Se un bambino di tre anni ci chiede “come sono nato?” dobbiamo essere pronti a rispondere sinceramente e a non rimandare. Potremmo quindi dire: “tu sei nato/a dall’unione di un seme di papà con un ovulo della tua mamma, che poi cresce nella sua pancia”.
Probabilmente la conversazione potrebbe fermarsi lì, perché il/la bambino/a avrà ricevuto risposta alla sua curiosità, ma potrebbe anche continuare chiedendo: “Ma se ero nella pancia, poi da dove sono uscito/a?”
Anche qui risponderemo con onestà e correttezza scientifica: “Dalla vagina della mamma”. Non è necessario dare più informazioni di quante il/la bambino/a ne abbia chieste o sia in grado di assimilare. Poche parole, ma con onestà.
Usare la terminologia scientificamente corretta anche con i bambini e le bambine più piccole è un passo assolutamente fondamentale perché aiuta gli adulti fin da subito ad abbattere inutili imbarazzi e i più piccoli a non percepire quei nomi scientifici come “innominabili” tanto da dover usare dei nomignoli, quelli sì imbarazzanti, come “pisellino” o “patatina”.
Un/a pre-adolescente non chiamerebbe mai un genitale in quel modo, ma sarebbe altrettanto imbarazzato/a ad usare termini come “vagina”, “pene” o “vulva”, perché non assolutamente abituato/a. È un classico infatti che tra i bambini e le bambine più grandi questi termini scatenino l’ilarità. Eppure con i termini mano, fegato o stomaco questo non accade!
Un’educazione sessuale onesta e aperta permette di poter parlare di spazi e momenti privati, di parti intime e personali, di rispetto del proprio corpo e di consenso. Di abbracci e baci che non devono essere necessariamente dati o accettati anche controvoglia, neanche dai nonni e dagli amici, perché chi ti vuol bene davvero sa rispettare i tuoi spazi e accetta i tuoi stati d’animo. Perché il corpo è dei bambini e delle bambine e, attraverso la nostra guida, loro stessi per primi dovranno imparare a rispettarlo se vorranno che anche chi sta loro intorno faccia lo stesso.
BIBLIOGRAFIA:
Maria Montessori, Educazione per un nuovo mondo, Milano, Garzanti, 1970
Maria Montessori, La morale sessuale nell'educazione, in Atti del I° Congresso Nazionale delle donne italiane, Roma 24-30 aprile 1908, Roma, Stab. Tip. della Società Editrice Laziale, 1912.
International technical guidance on sexuality education
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000260770
The impact of sex education on the sexual behaviour of young people.
Indagine nazionale sulla salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_3649_listaFile_itemName_1_file.pdf
Principali risultati del Progetto ͞Studio Nazionale Fertilità͟
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2823_allegato.pdf
SEXUALITY EDUCATION. Policy brief No. 2