I neuroni specchio, cosa sono e come funzionano
Al momento della nascita il sistema nervoso non è interamente sviluppato, il cervello ha solo un quarto del peso definitivo che triplicherà brevemente, entro i primi due anni di vita.
La struttura base è formata, ma si aggiungono:
- il processo della mielinizzazione: la produzione di una speciale guaina che ricopre i nervi e che permette un’ulteriore velocità degli impulsi nervosi;
- la creazione delle connessioni (sinapsi) tra i neuroni, le quali si incrementano in virtù delle esplorazioni ambientali del bambino e della bambina.
Lo sviluppo cerebrale quindi è il risultato dell’interconnessione fra il patrimonio genetico specifico della specie umana e il rapporto che l’individuo ha con il contesto familiare e sociale, cioè con tutte le esperienze vissute fin dal primissimo istante di vita del neonato o della neonata.
La scoperta dei neuroni specchio
Esistono diversi tipi di neuroni sia per quanto riguarda la forma che per il compito richiesto, ma tutti si “accendono” ogni volta che entrano in funzione: quando l’individuo percepisce dei dati dalla realtà oppure compie un movimento c’è un’attivazione “elettrica” neuronale che può essere rilevata grazie a delle strumentazioni specifiche.
Ma facciamo un salto nella storia!
Provate ad immaginare quindi una stanza di laboratorio di 25 anni fa e un team di ricercatori italiani che vuole studiare l’attività cerebrale in un gruppo di scimpanzé. All’improvviso i ricercatori si accorgono che un fascio di neuroni deputati al movimento si attiva in una scimmia che però è assolutamente ferma: quest’ultima sta solo guardando il ricercatore che prende una banana, ma il suo cervello si “accende” proprio come se l’azione la stessa compiendo lei.
La scoperta sorprendente dunque è che alcuni neuroni motori non vengono attivati solo quando si sta effettuando un’azione, ma si accendono anche quando si guarda qualcun altro svolgere lo stesso movimento: se questo era vero nelle scimmie, magari poteva essere plausibile anche negli esseri umani (visto che condividiamo con i primati il 98% del patrimonio genetico)!
L’intuizione dei ricercatori si rivelò giusta, pertanto dopo ulteriori ricerche constatarono che questo tipo di neuroni sono effettivamente presenti anche nell’uomo e, proprio per la loro capacità di attivazione ad uno stimolo esterno al soggetto, li chiamarono NEURONI SPECCHIO.
I neuroni specchio e lo sviluppo del bambino e della bambina
Da questa prima scoperta, una delle più importanti nell’ambito delle neuroscienze, negli ultimi 25 anni si sono susseguiti molti studi, ad oggi sappiamo per certo che i neuroni specchio sono implicati nello sviluppo cognitivo, fisico e psichico del bambino e della bambina. Sono presenti fin dalla nascita in un meccanismo rudimentale, che viene a mano a mano arricchito sempre di più con l’esperienza motoria dai primi mesi di vita in poi.
I vostri figli e le vostre figlie apprenderanno sorrisi, gesti, parole, mimica facciale e comportamenti dalle azioni che voi rivolgerete loro, tutto ciò che è movimento è fondamentale per lo sviluppo dell’individuo, soprattutto nelle prime fasi della crescita: più il loro ambiente è stimolante da un punto di vista relazionale più si trovano immersi in gesti che vedono e provano a riprodurre. Inizia quindi un processo di raffinazione, finché questi gesti non diventano fluidi e completi e ormai parte del loro bagaglio di azione.
I neuroni specchio sono implicati proprio in questo circuito: sono la spiegazione fisiologica di come funziona il processo imitativo.
Vi sarà capitato infatti di giocare con i vostri bimbi e le vostre bimbe e di aver ricevuto da loro bellissime linguacce subito dopo che voi ne avevate proposta una! Questo comincia ad accadere tra le 5 e le 8 settimane di vita e di solito voi genitori ci prendete gusto, tanto che anche nei mesi successivi vi divertite a proporre facce buffe o accattivanti per suscitare delle reazioni: sappiate che in quel preciso momento nei/nelle vostri/e bimbi/e e anche in voi vengono attivati una serie di neuroni specchio che permettono un dialogo tra genitori e figli/e, interno ed intimo, non solo visivo, ma anche tra corpo e corpo.
Durante il primo anno di vita si assiste così ad un ciclo continuo per cui il sistema cerebrale diventa sempre più raffinato, si ampliano le connessioni neuronali e, grazie anche all’esperienza quotidiana di rispecchiamento con gli adulti di riferimento, i bambini acquisiscono movimenti, espressioni facciali e comportamenti sempre più complessi.
I neuroni specchio e le emozioni
Se il meccanismo dei neuroni specchio fosse implicato anche nelle emozioni e nelle sensazioni? Quando una persona prova un’emozione o avverte uno stato d’animo interno e personale assume una certa postura, una mimica del volto congruente e viene altresì attivata una porzione specifica della sua struttura cerebrale (una parte più antica e interna del cervello umano).
Diversi filoni di ricerca, impegnati dagli anni 2000 in poi, hanno verificato che i neuroni specchio sono presenti anche in queste strutture cerebrali, la loro attivazione infatti avviene non solo quando il soggetto prova personalmente un’emozione, ma anche quando la vede negli altri. Questo significa che se io percepisco che una persona di fronte a me è triste molto probabilmente io riuscirò ad avvertire la stessa emozione poiché sono stati attivati in me gli stessi circuiti neuronali che sono alla base delle mie emozioni.
Tutto ciò vale anche per le sensazioni: quando vediamo qualcuno che viene toccato, accarezzato, schiaffeggiato o ferito si attiva quella parte del nostro sistema cerebrale che normalmente viene attivata quando siamo noi toccati, accarezzati, schiaffeggiati o feriti. Per questo riusciamo a capire empaticamente l’altro, siamo cioè capaci di metterci nei panni di chi ci sta di fronte.
Questa importante scoperta ci fa riflettere su una questione fondamentale: per uno sviluppo sano ed armonioso un bambino ed una bambina hanno bisogno di entrare in relazione subito con qualcuno che si prenda cura di loro, non solo dopo la nascita, ma fin dal primo mese di gestazione. Questo bisogno non è solo dettato quindi dal buon senso, ma è determinato fisiologicamente dal nostro patrimonio genetico, i nostri neuroni hanno bisogno di rispecchiarsi in quelli dei nostri caregivers.
Voi genitori quindi potete promuovere un ambiente ricco di esperienze adatte per i vostri bambini e le vostre bambine fin da subito, potete infatti parlare con loro, raccontare storie, ascoltare musica, giocare, ballare, ridere, li potete accarezzare, cullare e guardare: loro sanno imitarvi perché sono predisposti fisiologicamente a farlo, sapranno riconoscere i vostri movimenti e le vostre espressioni e cresceranno con voi.