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Posso vedere i cartoni?

Come scegliere i cartoni e come farli entrare nella vita dei/lle bambini/e consapevolmente
A più di un secolo di distanza dall’invenzione della primissima forma di televisione possiamo affermare con certezza che essa sia stata, e sia tuttora uno dei mezzi di comunicazione più impattanti e influenti sulla vita di milioni di persone. Nel corso degli anni alcune abitudini sono letteralmente cambiate e nelle famiglie spesso si sono strutturate nuove routine e rituali il cui epicentro è proprio il piccolo schermo: il telegiornale durante o dopo il pasto, il momento di relax serale prima di andare a dormire, l’appuntamento fisso con la serie tv più amata... e per i/le bambini/e? Cartoni e videogiochi sono intrattenimenti molto comuni e utilizzati, ma è davvero importante conoscere benefici e rischi così da poterne calibrare l’utilizzo, anche sulla base del proprio vissuto e delle proprie abitudini.

Che cosa dicono gli studi scientifici
L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica nelle proprie linee guida l’assenza totale di esposizione agli schermi al di sotto dei 2 anni d’età e negli anni successivi ne raccomanda un utilizzo molto controllato, meglio non superare l’ora quotidiana.
Nel corso del tempo è stato dimostrato da diversi studi scientifici che l’esposizione al piccolo schermo può apportare danni più o meno gravi al funzionamento cerebrale.

Il cervello di un bambino è in grado di elaborare 2 milioni di connessioni neuronali al secondo che sviluppano nel tempo capacità attentive, pensiero logico, creatività e curiosità.
Ma il cervello per poter funzionare secondo natura ha bisogno di esperienze concrete che connettano il corpo con lo stato di realtà delle cose e questo perché in buona sostanza è proprio in natura che l’organismo umano riceve la quantità di stimoli adeguata ad un corretto funzionamento di tutte le competenze acquisite fino a quel momento.

L’esposizione agli stimoli visivi forniti dagli schermi sottopone il cervello umano ad una quantità di segnali luminosi ben più alta di quelli che è in grado di elaborare in modo autonomo; ed è proprio per questo che di fronte ad uno schermo il/la bambino/a viene totalmente catturato/a dall’immagine in movimento che in quel preciso istante assume sembianze totalmente reali.

A volte si parla di uno stato di trance ipnotico che inibisce totalmente la presa di coscienza, permettendo alle informazioni di entrare nel subconscio senza essere minimamente filtrate. È chiaro che tutto questo può creare danni lievi o più gravi all’intero sistema che regola l’attività cerebrale; risulta quindi fondamentale calibrare le nostre proposte sulla base dell’età dei/lle bambini/e con cui abbiamo a che fare.
Un dato importante di cui tener conto è certamente la distanza critica che il cervello umano può prendere da immagini e suoni: fino ai 6 anni circa i/le bambini/e faticano a distinguere realtà da fantasia/immaginario. È una questione legata prettamente allo sviluppo di alcune parti del cervello e per questo non può essere anticipata, ma sicuramente facilitata e/o accompagnata.

Quali cartoni proporre?
Quando scegliamo di proporre ai/lle nostri/e figli/e un momento di tv non possiamo non tenere conto dei rischi in cui incorriamo. Conoscere quel che succede a livello cerebrale ci aiuta a selezionare i contenuti di cui vogliamo fruire.
Il mondo televisivo infantile è sempre più ampio, le proposte spaziano su tantissimi temi e spesso l’adulto si ritrova spaesato di fronte a tanta scelta.
Ricordiamo sempre che per un/a bambino/a piccolo/a comprendere il vero significato di un cartone, seppur breve e alla portata, è molto complicato: lo schermo rappresenta una sovrastimolazione per il cervello che si ritrova in uno stato di caos e in estrema difficoltà a decifrare tutto quello che registra. La percezione del tempo e dello spazio risulta alterata, soprattutto quando i cartoni non fanno riferimento a soggetti e scene reali; in quel caso realtà e immaginazione si sovrappongono e tutto ciò che per l’adulto è chiaramente finzione per i/le più piccoli/e risulta comunque possibile anche nel mondo reale. A questo aspetto si associano molte incomprensioni che potrebbero sfociare in vere e proprie paure.

Il bambino o la bambina che guardano passivamente un contenuto video si immedesimano nei personaggi, empatizzando emozioni che non sono in grado di gestire e questo provoca stati emotivi difficili da controllare per chi li vive e spesso fraintesi dagli adulti.

Ci sono dei criteri con cui possiamo selezionare i contenuti che crediamo più adatti per i nostri figli?
Assolutamente sì! In generale partiamo col pensare ai/lle nostri/e bambini/e, alle loro caratteristiche e sensibilità, ai loro gusti e desideri. Tenendo presente che non tutto quello che li interessa e attrae è per forza adatto alla loro età, lasciamoci guidare anche da altri aspetti che strutturano il cartone stesso.

• La corrispondenza tra l’età dei personaggi e quella dei/lle bambini/e: se i protagonisti hanno un’età indicativa maggiore rispetto a quella dei/lle nostri/e figli/e è molto probabile che le dinamiche interne alla storia, il linguaggio scelto e la trama stessa risultino troppo complessi.

• Le emozioni che vengono raccontate: in che modo i protagonisti si interfacciano con le emozioni? Come vengono vissute? A quali soluzioni giungono i protagonisti?

• La comprensibilità della storia: la trama presenta avvenimenti che il bambino o la bambina potrebbe vivere anche in un contesto reale? Quello che accade è qualcosa che ha già visto succedere? Rispondendo sì a queste domande possiamo facilitare la visione, alleggerendo i rischi che un cervello umano in via di sviluppo incorre di fronte alla tv.

• Il rimando con la vita vera: quali elementi fantastici emergono nel cartone scelto? Potrebbero generare paure o credenze limitanti? Più un cartone è vicino alla realtà, più sarà facile per l’adulto fornire spiegazioni, rispondere a dubbi e rendere la visione un’esperienza formativa.

• La rappresentazione di valori positivi condivisi: nella trama emergono situazioni di amicizia, sincerità, lealtà, inclusione, solidarietà?
Quando guardare un cartone?

Esistono dei momenti migliori che possiamo scegliere per proporre la tv ai/lle nostri/e figli/e e questo essenzialmente per due ragioni: in primo luogo i cartoni distraggono e conducono la mente umana in una dimensione fittizia, distante dalla realtà; la seconda ragione è invece dettata dall’effetto che la luminosità dello schermo può avere sul sonno, infatti l’esposizione alla tv diminuisce il desiderio di riposare perché riduce il livello di melatonina, l’ormone del sonno, prodotto dal nostro organismo in fase serale e notturna.

È quindi preferibile evitare di accendere la tv a cavallo di momenti in cui il/la bambino/a dovrà concentrarsi o prestare attenzione ad una particolare attività. Per esempio di prima mattina potrebbe risultare assolutamente fallimentare proporre un cartone animato: quel momento infatti impatterebbe negativamente sul rendimento scolastico delle prime ore. Allo stesso modo anche la sera prima di coricarsi potremmo subire gli effetti negati degli schermi, faticando nell’addormentamento del/la nostro/a bambino/a, troppo stimolato/a dalle onde luminose della tv.

Se scegliamo che la tv fa parte della nostra quotidianità è fondamentale porre limiti costruttivi, che permettano ai/alle bambini/e stessi/e di capire le motivazioni per cui selezioniamo non solo i contenuti, ma anche i tempi in cui fruirne. Scegliamo momenti della giornata in cui sappiamo che i/le bambini/e potranno rilassarsi, senza dover poi focalizzarsi su un’attività importante e concentrata; per esempio prima di cena o dopo aver concluso i compiti.
Decidiamo anche per quanto tempo sarà possibile guardare i cartoni: 30/45 minuti al giorno può essere un tempo già soddisfacente.

Come guardare un cartone?
Selezionare i contenuti seguendo i criteri sopra citati è già un grandissimo passo verso il miglioramento dell’esperienza televisiva che proponiamo, ma un altro aspetto importante da tener presente è la presenza attiva dell’adulto in questi momenti.
Il genitore che guarda un cartone insieme ai/alle figli/e funge da mediatore e facilitatore del processo di comprensione dei contenuti: oltre a spiegare quanto accade e poter interrompere la visione per rispondere alle domande, l’adulto può (anzi, deve!) dare voce e condividere le emozioni che emergono senza lasciare in sospeso questioni poco chiare. Al termine è anche possibile dedicare un po’ di tempo alla verbalizzazione così da collegare quanto visto alle esperienze quotidiane e abituare i/le bambini/e a riflettere sulle situazioni rappresentate, rafforzando il loro senso critico.

E quando i/le bambini/e non vogliono spegnere la TV?
Per molti/e bambini/e guardare la tv è qualcosa di estremamente piacevole e accattivante: quante volte capita che alla fine di una puntata venga domandato di non spegnere, di aggiungere ancora un episodio e quante volte questa richiesta si perpetua fino a farci perdere la pazienza?
In questi casi può essere utile agire d’anticipo e accordare con il/la nostro/a bambino/a quanto tempo trascorreremo davanti allo schermo.

Quantifichiamo e diamo un aggancio concreto così da facilitare la comprensione del tempo che scorre: possiamo utilizzare un timer e ricordare al/alla bambino/a che quando suonerà sarà opportuno cambiare attività, ma possiamo anche decidere in anticipo il numero di episodi che guarderemo e utilizzare dei post it per visualizzarli (attacchiamo i post it vicino alla tv e quando un episodio finisce li stacchiamo).

I contenuti televisivi possono creare bei momenti condivisi e a volte aiutano il genitore ad intrattenere i/le più piccoli/e; scegliere in modo consapevole cosa guardare e come fruire insieme ai/lle nostri/e figli/e di certi programmi è la più grande arma che abbiamo per fare della tv uno strumento e non una dipendenza.

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