L’interesse come motore per il suo sviluppo
Se cercassimo informazioni sulla concentrazione del bambino e della bambina in rete, la maggior parte dei risultati che troveremmo riguarderebbero articoli su strategie utili per potenziare la concentrazione e l’attenzione. Come se i bambini e le bambine non fossero capaci di concentrarsi o lo fossero poco.
Ma è davvero così?
Maria Montessori, dopo lunghi anni di osservazione e attività con i bambini e le bambine nelle sue scuole, rivoluzionò questo modo di pensare che purtroppo a distanza di più di mezzo secolo ancora persiste e vede i/le più piccoli/e come incapaci di restare concentrati/e per lungo tempo su un’attività. In un suo testo dedicato ai genitori scrisse: “Tante attività infantili sembrano banali agli adulti, ma la concentrazione di un bambino non è una cosa banale. Interrompila abbastanza spesso e soffrirà per tutta la vita." (Maria Montessori, Maria Montessori parla ai genitori, p. 70)
Sono parole molto forti che possono sembrare eccessive, ma svelano invece una grande verità che molti prima e dopo di lei ancora non hanno compreso. Tutti i bambini e le bambine, chi con livelli più alti e chi meno, hanno una grande capacità di concentrarsi. E “il bambino che si concentra è immensamente felice”. (Maria Montessori, La mente assorbente, p. 249)
Concentrazione e “polarizzazione dell’attenzione”
Per definizione la concentrazione è la capacità volontaria di fissare con intensità il pensiero su un oggetto concreto o un’attività e di dirigerlo nella direzione desiderata. Facilmente si tende a confonderla con l’attenzione, che è sì direttamente correlata alla concentrazione, ma è un processo cognitivo passivo: una reazione istintiva del cervello a stimoli esterni (ad esempio un rumore improvviso o un lampo nel cielo che appunto catturano la nostra attenzione istintivamente).
La concentrazione però, poiché volontaria, spesso viene intesa come uno sforzo della mente che costa fatica. E invece no, la vera concentrazione è un perfetto processo conscio e inconscio che è in grado di verificarsi grazie anche a determinate variabili.
Quando la mente arriva a concentrarsi davvero il resto del mondo attorno sparisce, il tempo sembra improvvisamente volare, la mente è dentro l’attività con piacere. Maria Montessori lo chiamò poco dopo il 1907 il fenomeno della “polarizzazione dell’attenzione” che oggi potremmo paragonare anche allo “stato di flow” (o teoria del flusso), introdotto nel 1975 dallo psicologo Csikszentmihalyi o alla “focalizzazione” di Daniel Goleman.
Concentrazione e “polarizzazione dell’attenzione”
Per definizione la concentrazione è la capacità volontaria di fissare con intensità il pensiero su un oggetto concreto o un’attività e di dirigerlo nella direzione desiderata. Facilmente si tende a confonderla con l’attenzione, che è sì direttamente correlata alla concentrazione, ma è un processo cognitivo passivo: una reazione istintiva del cervello a stimoli esterni (ad esempio un rumore improvviso o un lampo nel cielo che appunto catturano la nostra attenzione istintivamente).
La concentrazione però, poiché volontaria, spesso viene intesa come uno sforzo della mente che costa fatica. E invece no, la vera concentrazione è un perfetto processo conscio e inconscio che è in grado di verificarsi grazie anche a determinate variabili.
Quando la mente arriva a concentrarsi davvero il resto del mondo attorno sparisce, il tempo sembra improvvisamente volare, la mente è dentro l’attività con piacere. Maria Montessori lo chiamò poco dopo il 1907 il fenomeno della “polarizzazione dell’attenzione” che oggi potremmo paragonare anche allo “stato di flow” (o teoria del flusso), introdotto nel 1975 dallo psicologo Csikszentmihalyi o alla “focalizzazione” di Daniel Goleman.
La concentrazione gioca un ruolo cruciale nella vita di ognuno di noi, perché è un elemento imprescindibile per ogni tipo di apprendimento e inoltre insegna ai bambini e alle bambine, se allenata fin da subito, a vivere ciò che è presente, a migliorare l’osservazione e la motivazione, la percezione di sé e l'ascolto. La Montessori non a caso scriveva: “Il primo elemento essenziale per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Essa pone le basi per il suo carattere e il suo comportamento sociale”. (Maria Montessori, La mente assorbente, p. 202)
Come si raggiunge questo “flusso” di concentrazione?
La concentrazione può essere paragonata ad un muscolo che ha bisogno di un regolare allenamento per essere forte ed efficiente. È chiaro che ogni essere umano è diverso e ognuno ha il suo livello di predisposizione alla concentrazione, proprio come accade con gli interessi e i talenti, ma di certo ogni bambino/a ne possiede. L’adulto ha l’importante compito di supportarlo/a con utili strategie e pratiche che lo/la possano aiutare a migliorare la sua capacità di focalizzare l’attenzione e sostenere la sua concentrazione che è un’abilità che crescendo, gli/le verrà richiesta sempre più spesso e in diversi ambiti.
La prima prerogativa perché si accenda la scintilla di questo stato di flusso è l’interesse. E Maria Montessori lo aveva ben sperimentato con i/le suoi/sue bambini/e, comprendendo quanto fosse necessario preparare un ambiente che soddisfacesse il loro bisogno di attività e sviluppo, e dove potessero trovare diverse attività da scegliere liberamente.
Può sembrare banale, ma funziona proprio così! Anche noi adulti ci concentriamo molto di più su attività che ci interessano piuttosto che su cose che non attirano la nostra curiosità. Questo meccanismo funziona nella stessa identica maniera per i bambini e le bambine, ma ciò che non dobbiamo dare assolutamente per scontato è che ciò che interessa loro può variare notevolmente. Nel caso del/la bambino/a piccolo/a è chiaro che nessuno può concentrarsi a lungo su un oggetto, a meno che non sia stato proprio quell’oggetto ad attirare spontaneamente la sua attenzione. Ecco perché Montessori proponeva quindi di notare quali oggetti attirassero l'attenzione dei/delle più piccoli/e, in modo che su di essi potessero sviluppare i loro poteri di concentrazione.
È fondamentale però considerare il livello di maturità e competenza dei nostri figli e figlie, perché è molto facile perdere la concentrazione, sia che un compito o attività risulti particolarmente facile, sia che risulti particolarmente difficile.
L’attività privilegiata che favorisce la concentrazione è quella che più si adatta alla loro maturità e al loro livello di abilità.
Cosa dice la ricerca e cosa possiamo fare noi genitori
Anche se la concentrazione e l’attenzione sono caratteristiche che appartengono all’essere umano, è stato dimostrato come ci siano molti fattori che possano influenzarle, sia negativamente che positivamente.
Uno studio del 2019 condotto presso l'Università dell'Indiana ha indagato sull’eventuale relazione diretta tra la capacità di attenzione di un/a bambino/a e quella dei suoi genitori. E i risultati sono stati sorprendenti.
I/Le bambini/e dei genitori che avevano prestato attenzione ad un giocattolo o un oggetto durante il gioco insieme non solo hanno dimostrato un buon livello di attenzione, ma addirittura hanno continuato a prestarvi attenzione anche dopo che i genitori avevano smesso di giocare con loro.
I figli e le figlie invece di coloro che avevano controllato costantemente i loro cellulari o si erano distratti a causa di altri stimoli, hanno mostrato livelli di attenzione peggiori.
Ma il dato inaspettato e più sorprendente per i ricercatori è stato lo scoprire che il livello di attenzione più basso è stato raggiunto da quei/lle bambini/e che erano stati coinvolti eccessivamente dai genitori attraverso continue domande, interventi e sollecitazioni.
Gli studiosi hanno concluso che i/le bambini/e che hanno la possibilità di guidare liberamente il gioco nella relazione con i genitori e che restano attenti seguendo la loro attività raggiungono livelli di attenzione maggiori.
Maria Montessori da acuta osservatrice e studiosa questo lo aveva ben capito e aveva ribadito costantemente che il/la bambino/a ha un grande potere di concentrazione che, per svilupparsi, deve però essere accompagnato da un ambiente circostante che soddisfi il suo bisogno di attività; inoltre la Montessori sosteneva che il ruolo dell’adulto non è quello di “istruttore e interferitore, ma di aiutante e amico." (Maria Montessori, Maria Montessori parla ai genitori, p. 51).
Quindi, ricorda!
1. Non interrompere mai un/una bambino/a che è concentrato/a nel suo gioco o attività. “Lode, aiuto, o anche solo uno sguardo, possono essere sufficienti per interromperlo […] questo può succedere anche se il bambino si limita a rendersi conto di essere osservato” (Maria Montessori, La mente assorbente, p. 255)
2. Cerca di considerare sempre il livello di maturità e capacità dei/delle tuoi/tue bambini/e.
3. L’ambiente deve essere sereno: elimina il più possibile le distrazioni se desideri che tuo/a figlio/a si concentri.
4. Non sottovalutare lo stato d’animo in cui si trova il/la bambino/a: la stanchezza o la troppa euforia (causa) impediscono la concentrazione (sintomo). Cura sempre la causa, i sintomi miglioreranno!
5. Se tuo/a figlio/a deve svolgere un’attività o dei compiti in cui trova difficoltà, aiutalo/a a suddividerli in pezzi più piccoli e suggerisci di iniziare a lavorare su questi ultimi o quelli più semplici. Il resto verrà da sé.
6. Una cosa alla volta. Il nostro cervello non è progettato per il multitasking, che riduce la concentrazione e diminuisce le nostre prestazioni.
7. Se i/le tuoi/e figli/e sono più grandi pianifica delle pause durante i compiti (uno spuntino, qualche minuto di gioco, un momento di attività corporea).
BIBLIOGRAFIA
Goleman D., Focus. Come mantenersi concentrati nell'era della distrazione, Rizzoli
Montessori M., Maria Montessori parla ai genitori, Leone verde
Montessori M., L’autoeducazione, Garzanti
Montessori M., La mente assorbente, Garzanti
Suarez-Rivera, C., Smith, LB e Yu, C. (2019). I comportamenti multimodali dei genitori all'interno dell'attenzione congiunta supportano l'attenzione sostenuta nei bambini. Psicologia dello sviluppo, 55 (1), 96–109. https://doi.org/10.1037/dev0000628
Heather A. Wadlinger , Derek M. Isaacowitz, Fissare il nostro obiettivo: allenare l'attenzione per regolare le emozioni. https://doi.org/10.1177/1088868310365565