Come allenare l'autoregolazione emotiva
La filosofia Montessori nasce da una profonda considerazione per i bambini e le bambine come esseri degni di rispetto, fin da piccoli. Ma negli adulti è ancora molto radicata l’idea di vederli come esseri indifesi che devono ancora imparare tutto da loro.
Spesso senza neanche accorgercene e volerlo intenzionalmente abbiamo verso di loro degli atteggiamenti che magari non avremmo verso un adulto: li interrompiamo se ci stanno parlando, ci sfugge di salutare un/a bambino/a al seguito di un adulto (che invece prontamente salutiamo), a volte li ignoriamo se hanno qualcosa da dirci, perché forse riteniamo che in quel momento ciò che stiamo facendo sia di estrema importanza.
Perché con un/a bambino/a sentiamo di potercelo permettere e con un adulto invece questo atteggiamento verrebbe considerato mancanza di rispetto?
Perché la percezione che ancora talvolta si ha è quella che un/a bambino/a essendo piccolo/a ancora non sia perfettamente in grado di comprendere e avere delle volontà, e che quindi debba sapersi adeguare alle nostre esigenze e ai nostri umori.
Noi adulti pretendiamo che i bambini e le bambine rispettino i nostri spazi, sopportino e comprendano i nostri cambi d’umore, ma noi come ci comportiamo con i nostri figli e figlie?
Maria Montessori ha scritto che: “I bambini sono così reattivi che se tratti tuo figlio con gentilezza e considerazione anche lui sarà gentile. Se gli lasci perseguire indisturbato i suoi piccoli affari e interessi, scoprirai che sarà meno incline a disturbare i tuoi. Cerca di interferire con lui il meno possibile, non c'è bisogno di preoccuparsi che cresca ignorante o maleducato. Sarà invece attento e intelligente, indipendente e perseverante, e queste qualità sono alla base della personalità. "
(Montessori - “Maria Montessori parla ai genitori”, p. 61)
Ecco perché è fondamentale che ogni adulto sia consapevole dell’importanza dell’educare a lungo termine, creando in casa un'atmosfera di rispetto che prenda in considerazione tutti i membri della famiglia: dal più grande al più piccolo senza distinzioni.
Prendere in considerazione un/a bambino/a significa accogliere anche i suoi gesti e le sue emozioni che meno ci piacciono e che più ci mettono in difficoltà, come un pianto isterico, un momento di frustrazione o di rabbia.
Quando noi adulti alziamo la voce o rispondiamo furiosamente è perché non stiamo riuscendo a controllare le nostre emozioni, e siamo adulti!
Possiamo quindi pretenderlo da un/a bambino/a, magari dicendo: “Non piangere! Non urlare! Ora basta!”?
È importante anche ricordare che i/le bambini/e apprendono tramite i loro “neuroni specchio”: se vedono che in un momento di rabbia urliamo impareranno che quella sarà la soluzione quando capiterà loro di arrabbiarsi.
L’autoregolazione emotiva si può allenare nei bambini e nelle bambine?
Le forti emozioni che all’inizio i/le bambini/e non sanno ancora riconoscere correttamente li/e può far sentire come se fossero in un tritacarne e sapersi auto-regolare è un’abilità che si apprende con l’allenamento. Così come insegniamo ad un/a bambino/a ad abbottonarsi il giubbino, così possiamo supportarlo/a nell’auto-regolazione emotiva e trovare insieme anche delle strategie che possano essere congeniali per il suo carattere e la sua modalità espressiva. È un percorso questo che inizia alla nascita e continua fino all'età adulta.
Il primo allenamento per il bambino e la bambina è sicuramente quello di osservare i propri genitori e figure di riferimento: il fatto che i/le bambini/e vedano che un genitore regola efficacemente le proprie emozioni (che non significa trattenerle, ma esprimerle in maniera positiva) li/e aiuta ad imparare a gestire anche i propri sentimenti, che nel tempo impareranno a regolare in modo indipendente.
Aiutare i/le nostri/e figli/e a imparare ad autoregolarsi è tra i compiti più importanti dei genitori.
Strategie per ritrovare la calma: dare spazio!
È fondamentale riconoscere che ogni bambino e bambina è unico/a e con proprie caratteristiche personali, quindi una cosa che può funzionare per uno magari non funziona per l’altro/a.
Di sicuro, una cosa molto utile che l’adulto può fare è dare spazio!
Lo spazio personale di ognuno di noi non corrisponde solo ad un luogo fisico, ma anche ad un luogo mentale, dove posso raccogliermi da solo se lo desidero, senza dover accettare per forza l’avvicinamento di un’altra persona.
Dare spazio fisico significa saper aspettare e rispettare l’eventuale scelta del/la bambino/a di recarsi in un luogo della casa dove potersi appartare da solo/a.
Possono esserci momenti in cui non voglia essere abbracciato/a o sentirsi costretto/a a “distrarsi” con un’attività o un gioco, solo perché l’adulto è convinto che in quel momento la distrazione sia la soluzione al superamento di un disagio che vive il/la bambino/a, ma anche l‘adulto con lui/lei.
Dare spazio emotivo significa permettergli/le di sentirsi accolto/a e non giudicato/a nell’esprimere un disagio, sentirsi nella possibilità di so-stare nell’emozione che sta provando senza etichettarne negativamente alcuna, e quindi farne esperienza.
Ogni emozione è importante è necessaria, compresa la rabbia, la frustrazione e la paura.
A tal proposito potrebbe essere utile avere degli angoli “accoglienti” in casa oltre alla stanza personale. Un angolo che trasmetta una sensazione di rilassatezza, magari un semplice tappeto con dei cuscini, qualche libro, della musica, un taccuino con una penna e dei pastelli colorati dove il bambino o la bambina possa in autonomia, e non esclusivamente sotto indicazione dell’adulto, recarsi per lasciare spazio alle emozioni.
Un angolo o ambiente però che non deve essere interpretato o destinato esclusivamente al ritrovare la calma o risolvere un conflitto, perché ogni bambino o bambina deve poter trovare l’autoregolazione prima di tutto in se stesso/a, e non grazie ad un oggetto o un luogo in particolare, che sicuramente può essere d’aiuto ma non deve essere indispensabile.
Cosa dice la ricerca sulla auto-regolazione emotiva?
Uno studio del Center on Developing Child della Harvard University conferma come lo sviluppo emotivo dei bambini e delle bambine sia integrato nell'architettura del loro cervello in risposta alle loro esperienze personali e alle influenze degli ambienti in cui vivono.
Ambienti che hanno un forte influsso quindi anche sulla loro salute emotiva.
L’ambiente non riguarda solo il contesto casalingo o il rapporto con i genitori, bensì tutti i rapporti quotidiani con gli adulti di riferimento e i propri pari all’interno della comunità sociale condivisa.
La ricerca ha inoltre dimostrato che, quando l’emotività non è ben gestita, anche la capacità ragionativa e di pensiero può essere compromessa. Lo sviluppo della cognizione infatti è strettamente interrelato con quello dell’emotività, perché i circuiti neuronali che sono coinvolti nella regolazione delle emozioni sono altamente integrati con quelli associati alle "funzioni esecutive" (come la pianificazione, il giudizio e il processo decisionale), che sono intimamente coinvolti nello sviluppo delle abilità di problem-solving durante gli anni prescolari.
È chiaro quindi che quando le emozioni sono ben regolate supportano anche lo sviluppo cognitivo, permettendo un corretto funzionamento del nostro cervello, ma quando queste emozioni sfuggono abitualmente al nostro controllo, possono interferire con l’attenzione e lo sviluppo cognitivo e il processo decisionale.
BIBLIOGRAFIA
Maria Montessori, Maria Montessori parla ai genitori, Il leone Verde, 2018
Giacomo Rizzolatti, Lisa Vozza, Nella mente degli altri. Neuroni specchio e comportamento sociale, Zanichelli, 2007
National Scientific Council on the Developing Child (2004). Lo sviluppo emotivo dei bambini è integrato nell'architettura del loro cervello: documento di lavoro n. 2
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti, 2000