Cos'è e quali vantaggi ha per lo sviluppo del/lla bambino/a
"C’è un paese dove i bambini
hanno per loro tanti trenini,
ma treni veri, che questa stanza
per farli andare non è abbastanza,
treni lunghi da qui fin là,
che attraversano la città.
Il capostazione è un ragazzetto
appena più grande del fischietto,
il capotreno è una bambina
allegra come la sua trombettina;
sono i bambini il controllore,
il macchinista, il frenatore.
Tutti i posti sui vagoncini
sono vicini ai finestrini.
E il bigliettario sul suo sportello,
ha attaccato questo cartello:
“I signori genitori
se hanno voglia di viaggiare
debbono farsi accompagnare”.
Così cita la poesia di Gianni Rodari “Il treno dei bambini”, quello che si coglie dalle sue parole è sicuramente l’atmosfera di gioco, di magia e di allegria e qual è dunque la prima immagine che vi balena in mente quando si pensa alla parola “bimbo/a”?
Molti penseranno al/la proprio/a bambino/a, ad altri verrà in mente qualcuno che corre nei giardinetti, altri ancora forse penseranno alla flotta di scalmanati/e all’uscita della scuola. Di sicuro la visione che avrete in testa sarà quella di qualcuno in movimento, che salta, che balla, che ride, che si diverte… insomma che gioca! Un po’ come i trenini di cui parla Rodari, i/le bambini/e sono sempre in movimento ed il gioco è ciò che permette loro di sperimentare il mondo, di adattarsi alle persone che sono intorno a loro e di assimilare pian piano le strategie per inserirsi nell’ambiente in cui sono immersi/e.
A dire il vero la dimensione del gioco non è caratteristica solo dei/lle bimbi/e, è una modalità di approccio quotidiana che riscuote parecchio successo anche negli adulti! Si inizia già nei primi mesi, per continuare, se siamo bravi, per tutta la vita. Esistono quindi diverse modalità di gioco, tutte degne di essere scritte con la G maiuscola, ma ce n’è una che è decisamente fondamentale poiché rappresenta una tappa di sviluppo notevole: il Gioco Simbolico.
Dall’imitazione al gioco simbolico
Imitazione e gioco sono collegati tra loro, il/la bambino/a fin dai primi mesi apprende una serie di schemi mentali e motori che vede negli adulti di riferimento che lo/la accudiscono, cerca di replicarli e gradualmente affina le sue competenze motorie, riuscendo a compiere movimenti che gli/le consentono non solo di soddisfare i suoi bisogni, per esempio indicare il biberon per bere, ma anche di attivare azioni diverse che lo/la porteranno a muoversi con una finalità differente e cioè quella giocosa.
Verso gli 8-12 mesi infatti il/la bambino/a può prendere un cuscino, mettere la testa sopra e chiudere gli occhi, anche quando non è l’ora della nanna, a questa età infatti ha compreso l’utilizzo dei vari oggetti e riesce ad evocare spontaneamente ciò a cui servono. Una volta acquisita l’abilità di utilizzare gli oggetti e ampliato il bagaglio di schemi motori idonei, emerge una competenza fenomenale: quella della funzione simbolica.
Essa si acquisisce generalmente verso i due anni e si manifesta nel gioco simbolico, nell’uso referenziale del linguaggio (cioè non agganciato per forza al contesto), nella soluzione di problemi attraverso l’immaginazione di probabili conseguenze a determinate azioni.
Il gioco simbolico permette al/la bambino/a di creare modelli di azioni sempre diverse, è il cosiddetto “fare finta che…”, l’immaginare di dare da mangiare ad una bambola, mettere in fila tutti i dinosauri e creare una lotta per chi è il più forte tra tutti, disporre dell’erba in una ciotolina e preparare una pietanza gustosa per mamma e papà, ricoprire un peluche con un fazzoletto di carta ed immaginarlo sotto una coperta pronto per dormire. Con il progredire delle sperimentazioni giocose il/la bambino/a attiva un ulteriore livello “simbolico”: il cucchiaio di legno può diventare un microfono, il contenitore di plastica dell’uovo di Pasqua può diventare un cappello ed ogni personaggio della scena potrà addirittura parlare, compresi i dinosauri citati sopra! Sarà il/la bambino/a a commentare i passaggi dei suoi giochi, a far parlare i suoi personaggi, a dare voce quindi a cosa sente dentro di sé.
Quali sono gli aspetti salienti del gioco simbolico?
Questo tipo di gioco non ha confini, non ha regole, non ha limiti: ciò che pensa il/la bambino/a viene messo in scena. Ogni oggetto può essere dotato di vita e di parole, il tempo assume significati diversi (una sequenza di azioni può avvenire in tempi molto più veloci di quelli reali, come far addormentare un bambolotto e farlo svegliare subito dopo), l’improvvisazione e la struttura dei personaggi cambia in base a cosa sente il/la bimbo/a e ai suoi vissuti.
Quali vantaggi ha quindi il gioco simbolico?
- Stimola in maniera strepitosa la fantasia e la creatività
- Favorisce l’espressione di sé poiché rappresenta un laboratorio emotivo: il/la bambino/a mette “le mani in pasta” con ciò che sente e lo fa vivere ai suoi personaggi, trovando spesso soluzioni inaspettate ai suoi dubbi o dilemmi
- Collega il mondo interno del/la bambino/a con quello esterno (visibile quindi anche agli adulti che così possono cogliere alcuni aspetti del/la proprio/a figlio/a)
- Fornisce un senso di gusto e soddisfazione tipici del gioco condotto in prima persona
- Aiuta nell’acquisizione delle sequenze temporali (prima il peluche fa questo, dopo quest’altro e alla fine succede…)
- Permette di spaziare in luoghi e tempi diversi
- Consente di sviluppare ulteriormente il linguaggio ed il pensiero
- Stimola il processo che porterà all’acquisizione dell’empatia
Pensate che ogni momento di gioco può essere rappresentato come una speciale fase di apprendimento per cui poter favorire quello simbolico è sicuramente un atto salutare per i/le vostri/e bimbi/e.
Se anche voi dunque, volete salire sul treno dei/delle bambini/e come suggerito da Rodari, lasciate tutto ciò che non serve: fretta, distrazione, rigore e telefonini e concedetevi di giocare al “fare finta che” in maniera più creativa possibile. Solo così i/le bimbi/e vi daranno il permesso di salire. Scoprirete che non sarete più mamme o papà ma assumerete sembianze strane, a volte animali, a volte personaggi delle favole e a volte una versione edulcorata di voi stessi.
Buon viaggio!