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Sei forte papà!

Il rapporto tra padre e figlio/a

“Sei forte papà!” Proprio così recita una vecchia canzone di Morandi e potremmo affermare senza ombra di dubbio che la “forza” dei papà è qualcosa di veramente fondamentale per ogni bambino/a.
Certo dietro la parola “forza” si celano tante altre qualità: supporto, aiuto, divertimento, coraggio e quel pizzico di sana spiensieratezza in più rispetto alla mamma (o magari è il papà a volte ad essere il più cauto).

I/Le bambini/e riconoscono il papà già dai primi mesi di gravidanza: la voce maschile, più grave di quella femminile, arriva vibrando attraverso il corpo della madre e giunge al/la piccolo/a in grembo e, come tutti gli stimoli sonori, compie un delicato massaggio proprio sulla pelle del/la nascituro/a.
Ormai le ricerche sulle reazioni dei/lle piccoli/e in pancia hanno evidenziato come essi siano capaci dopo il quinto di mese di riconoscere le voci a loro più familiari, non solo quindi quella diretta della propria mamma, ma anche quella paterna. Per questo motivo “parlare con un pancione” non significa essere strani, ma vuol dire accarezzare il/la proprio/a figlio/a con la voce e far sì che impari a riconoscere chi in futuro avrà il compito di prendersi cura di lui o di lei.

Il rapporto quindi papà-bimbo/a inizia molto prima della nascita, già nel pensiero paterno prende forma, spesso ancor prima del concepimento, quella aspettativa di qualcuno che sia parte della stessa carne e che possa essere soggetto attivo e partecipe della propria esistenza.
Si sente molto spesso parlare di desiderio di “maternità”, non considerando invece come la paternità sia essa stessa fonte di una ricerca altrettanto sentita ed anelata.
Essere genitori quindi porta inevitabilmente tutti gli attori sociali che compongono la famiglia nucleare a creare delle relazioni sane e profonde fin dai primi mesi di gravidanza, per cui non solo di notevole importanza risulta l’ormai famoso “attaccamento materno”, ma di assoluto rilievo appare essere il ruolo del papà, sia per se stesso che per l’equilibrio e la salute di tutta la sua famiglia.

Il papà nei primi mesi di vita del/la bambino/a
Dopo la nascita del/la bambino/a la possibilità di continuare quel contatto così stretto che si è sperimentato per nove mesi con la mamma è sicuramente importante, tant’è che ad esempio, grazie all’allattamento, il/la piccolo/a soddisfa sia il suo bisogno di nutrimento che quello di calore e vicinanza umana: una continuità di condivisione emotiva che permette il progressivo adattamento nel mondo fuori dal grembo materno.
In questi primi mesi sembra che il papà sia tagliato un po’ fuori dal legame speciale che si instaura tra madre e bambino/a, ma in realtà non è assolutamente così.
Il ruolo paterno al contrario assume notevole rilievo, poiché permette quell’opera di contenimento, di premura e di attenzione, senza le quali la costruzione sana delle prime relazioni genitoriali non avrebbe luogo.

Proviamo a spiegarci meglio.

Se è vero che nei primi mesi la mamma soprattutto è in prima linea nell’alimentazione e nella creazione di un attaccamento sicuro con il/la proprio/a bambino/a, è altrettanto vero che il papà fornisce quella cornice di attenzione e di affetto dentro la quale la propria partner ed il/la proprio/a figlio/a possono sentirsi al sicuro.
Inoltre il papà non solo provvede ad un aiuto materiale nella gestione quotidiana del/la neonato/a e della sua famiglia, ma si impegna fin da subito anch’esso nella creazione di un legame di attaccamento significativo con il/la proprio/a bimbo/a, aspetto questo che si svilupperà in maniera sempre più definita nei mesi successivi.

Il tempo condiviso tra papà e bambino/a
Con il passare del tempo il/la bambino/a diventa sempre più reattivo/a agli stimoli che percepisce dall’ambiente e spesso i genitori affermano che è veramente sorprendente scoprire quanto i/le loro figli/e diventino sempre più capaci di far capire le loro intenzioni e in che modo desiderano giocare.
Di solito i papà sono campioni nei giochi fisici, di movimento, con la palla, nel raccontare storie, nell’inventarsi facce buffe (i/le piccoli/a apprendono molto presto a distinguere le espressioni facciali, per cui le smorfie simpatiche e divertenti sono spesso fonte di ilarità dirompente!) e soprattutto forniscono un modello di relazione diversa da quella materna, per cui il/la bambino/a apprende quasi fin da subito che ci sono diverse modalità di interagire con gli adulti e ciò rappresenta una fonte preziosa per l’acquisizione della socialità futura.

Sicuramente rispetto al passato la figura paterna oggi è più presente nell’accudimento dei/lle figli/e, cosa che fino a sessanta/settanta anni fa era relegata primariamente al ruolo femminile.
Oggi i papà sono più partecipi fin dalla gravidanza e possono entrare in sala parto, cosa assolutamente bandita in tempi passati.
Questo maggior coinvolgimento ovviamente testimonia un cambiamento culturale e sociale e legittima a pieno il recupero della figura paterna nell’educazione parentale.

Una riflessione particolare va fatta inoltre in quelle situazioni in cui vi è un rovesciamento nei tempi dedicati alla famiglia e al lavoro; generalmente nel passato il papà era colui che trascorreva un periodo maggiore fuori casa rispetto alla mamma, attualmente invece si può verificare una modalità organizzativa opposta per cui è il papà che trascorre più tempo in compagnia dei/lle propri/e figli/e, ma è bene ricordare che in tali eventualità non si chiama “mammo”, ma sempre e comunque babbo o papà, perché il modo di relazionarsi è comunque diverso da quello della mamma ed è giusto che ogni papà svolga il suo ruolo così come sa fare e come gli compete.

Perché papà i/le vostri/e bimbi/e hanno bisogno di voi?

  • Perché siete uno dei loro punti di riferimento.
  • Perché potete giocare a qualunque cosa e attraverso il gioco potete conoscervi a vicenda, quindi “giocate seriamente”!
  • Perché vi hanno ascoltato quando erano in pancia e ora riconoscono la vostra voce: parlate sempre con loro sia prima che dopo la nascita.
  • Perché hanno bisogno della vostra inventiva e creatività: ciò che si costruisce con papà rimane fisso in memoria, sia esso un castello di sabbia che un gioco con le costruzioni o una montagnetta di sassi.
  • Perché siete “diversi” da mamma e proprio per questo con voi possono sperimentare cose che con lei non farebbero mai (e ovviamente viceversa).

Cari papà siete fonte preziosa per i/le vostri/e bimbi/e e se è vero che ogni cucciolo di uomo ha bisogno del calore e dell’amore della mamma, è altrettanto vero che, per crescere sano/a necessita, nella stessa ugual misura, del vostro calore e della vostra dedizione, fin dal loro primo barlume di vita nel grembo materno.

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